mercoledì 5 febbraio 2014
martedì 26 novembre 2013
TOXOPLASMOSI e la disinformazione televisiva
"Cane e gatto non vanno d'accordo con una gravidanza". Questa la
conclusione di Luciano Onder, pubblicamente dispensata tramite il
servizio televisivo pubblico. Disinformazione scientifica e
incoraggiamento all'abbandono animale sono le accuse che l'Associazione
Nazionale Medici Veterinari Italiani rivolge al programma "I Fatti Vostri" in onda su RAI 2, nel corso di una puntata in cui si è parlato di toxoplasmosi.
Il rischio di contrarre la toxoplasmosi in gravidanza dipende esclusivamente da comportamenti sbagliati assunti da una gestante non
correttamente indirizzata verso la prevenzione dell'infezione. Chi vive
con un animale da compagnia, in particolare con un gatto, non deve far
altro che riservare al piccolo felino gli stessi accorgimenti raccomandati alla gestante stessa, come curare l'igiene ed evitare l'assunzione di carni crude o di verdure non ben lavate.
Il veterinario e nessun'altra professionalità può suggerire questi semplici comportamenti di igiene e di alimentazione per il gatto:
- cambiare e igienizzare sempre la lettiera, specie se il gatto esce di casa;
- alimentarlo correttamente;
- eventualmente eseguire un test per verificare se il gatto ha già sviluppato l'immunizzazione alla toxoplasmosi, circostanza che consente di derubricare il rischio di contrarre la malattia da "trascurabile" a "nullo".
"Rassicuriamo le gestanti", commenta il Presidente dell'ANMVI Marco Melosi, "e quando si parla di animali le invitiamo a considerare attendibile solo il parere del medico veterinario di fiducia
e non a medievali dicerie ("pulci nell'orecchio" in trasmissione) cui
ha dato gravemente credito il servizio pubblico televisivo".
"Suggerire di allontanare cani e, in particolare i gatti per tutta la
durata della gravidanza", conclude il Presidente ANMVI, "costituisce un
grave - ancorché involontario - incoraggiamento all'abbandono degli animali da compagnia,
esseri sociali che, una volta entrati in famiglia, non vanno emarginati
o rifiutati. Dall'Emittente di Stato ci aspettiamo una immediata
correzione di rotta".
sabato 28 settembre 2013
L'arrivo di un neonato quando si possiede già un cane
Un bimbo, con le sue esigenze e i ritmi quotidiani da rispettare, sconvolge la vita dei genitori e, se in casa è presente un cane, anche quella dell'amico a quattro zampe.
Non a caso molti proprietari di cani che stanno per avere un figlio
sono giustamente preoccupati dalle possibili reazioni che il cane possa
manifestare all'arrivo del neonato.
Inoltre lo stile di vita della famiglia tende a cambiare radicalmente e spesso il cane vede ridursi drasticamente il tempo dedicato a lui: le passeggiate sono più corte, i momenti di gioco e d’interazione si riducono in frequenza e durata.
Perciò, in previsione della nascita del neonato, bisogna fare in modo che il cane impari a conoscere i bambini gradualmente e in modo corretto, associandoli sempre ad esperienze positive.
per questo motivo, qualche settimana prima del parto, è bene far comparire in casa la carrozzina e la culla, oltre a riprodurre pianti, urla e vocalizzi dei neonati, grazie ai cd appositi che si trovano in commercio.
Si possono creare delle situazioni piacevoli dove si gioca e si coccola il cane, tenendo come sottofondo i suoni dei bimbi (ad un volume inizialmente molto basso, per poi aumentarlo gradualmente).
Quando il bambino arriva a casa, è bene non diminuire la quantità di attenzioni riservate al cane e premiare sempre (con carezze, premi in cibo e giochi ) l’amico a quattro zampe quando rimane tranquillo. In questo modo, nella sua mente, si creerà un’associazione positiva con l’immagine del bambino.
Proprio a tale scopo, evitiamo di punire il cane in presenza del bimbo, altrimenti si rischia, al contrario, un’associazione negativa. Allo stesso modo, evitiamo di allontanare l’amico a quattro zampe quando tenta un approccio con il bambino: cerchiamo piuttosto di far stare il cane nella stessa stanza con il bimbo, tenendolo magari impegnato con qualche gioco interattivo riempito con del cibo (si tratta di giocattoli che stimolano la mente, il fiuto e la masticazione). Al contrario, se il cane si nasconde o si allontana dal bimbo, non costringiamolo per forza a stare in sua presenza.
Naturalmente è sempre utile supervisionare le interazioni tra cani e bambini, perché anche l’amico a quattro zampe più tranquillo, se disturbato eccessivamente, potrebbe reagire in modo aggressivo per difesa e comunque, anche giocando, potrebbe fare involontariamente del male al bambino.
Quando non è possibile supervisionare le interazioni tra cane e bambino è preferibile tenerli separati: allo scopo si possono usare dei piccoli cancelli per dividere gli ambienti, o si può tenere il cane in un altra stanza impegnandolo con un gioco di “attivazione mentale” (si tratta di giocattoli che sviluppano la capacità di risolvere un problema).
È inoltre bene evitare che il bambino tocchi le cose del cane, come la ciotola, la cuccia e i giochi: a questo scopo collochiamo la cuccia in una zona della casa tranquilla e inaccessibile al bimbo.
Inoltre lo stile di vita della famiglia tende a cambiare radicalmente e spesso il cane vede ridursi drasticamente il tempo dedicato a lui: le passeggiate sono più corte, i momenti di gioco e d’interazione si riducono in frequenza e durata.
Perciò, in previsione della nascita del neonato, bisogna fare in modo che il cane impari a conoscere i bambini gradualmente e in modo corretto, associandoli sempre ad esperienze positive.
per questo motivo, qualche settimana prima del parto, è bene far comparire in casa la carrozzina e la culla, oltre a riprodurre pianti, urla e vocalizzi dei neonati, grazie ai cd appositi che si trovano in commercio.
Si possono creare delle situazioni piacevoli dove si gioca e si coccola il cane, tenendo come sottofondo i suoni dei bimbi (ad un volume inizialmente molto basso, per poi aumentarlo gradualmente).
Quando il bambino arriva a casa, è bene non diminuire la quantità di attenzioni riservate al cane e premiare sempre (con carezze, premi in cibo e giochi ) l’amico a quattro zampe quando rimane tranquillo. In questo modo, nella sua mente, si creerà un’associazione positiva con l’immagine del bambino.
Proprio a tale scopo, evitiamo di punire il cane in presenza del bimbo, altrimenti si rischia, al contrario, un’associazione negativa. Allo stesso modo, evitiamo di allontanare l’amico a quattro zampe quando tenta un approccio con il bambino: cerchiamo piuttosto di far stare il cane nella stessa stanza con il bimbo, tenendolo magari impegnato con qualche gioco interattivo riempito con del cibo (si tratta di giocattoli che stimolano la mente, il fiuto e la masticazione). Al contrario, se il cane si nasconde o si allontana dal bimbo, non costringiamolo per forza a stare in sua presenza.
Naturalmente è sempre utile supervisionare le interazioni tra cani e bambini, perché anche l’amico a quattro zampe più tranquillo, se disturbato eccessivamente, potrebbe reagire in modo aggressivo per difesa e comunque, anche giocando, potrebbe fare involontariamente del male al bambino.
Quando non è possibile supervisionare le interazioni tra cane e bambino è preferibile tenerli separati: allo scopo si possono usare dei piccoli cancelli per dividere gli ambienti, o si può tenere il cane in un altra stanza impegnandolo con un gioco di “attivazione mentale” (si tratta di giocattoli che sviluppano la capacità di risolvere un problema).
È inoltre bene evitare che il bambino tocchi le cose del cane, come la ciotola, la cuccia e i giochi: a questo scopo collochiamo la cuccia in una zona della casa tranquilla e inaccessibile al bimbo.
giovedì 12 settembre 2013
Cani aggressivi: per la FNOVI formazione ed informazione del proprietario sono la sola strada possibile per prevenire situazioni di varia gravità ed entità
A Roma, in una periferia fortemente antropizzata, un cane è stato
liberato da due uomini che stavano danneggiando un locale pubblico,
perché aggredisse due agenti di polizia intervenuti per fermarli.
Il cane invece ha aggredito una passante e l’ha morsa ad una gamba.
Bloccato e legato dagli agenti ad una inferriata è morto soffocato.
A Messina, un cane di casa, ha aggredito una anziana che ben conosceva e l’ha morsa alla testa provocandone la morte.
"Certo il fatto di Roma per le modalità indica il limite a cui è giunta la delinquenza e merita delle valutazioni specifiche - ha dichiarato Carla Bernasconi Vicepresidente della Fnovi - il
cane è in un certo senso vittima dei suoi proprietari che lo hanno
usato come un'arma, con un addestramento che ne ha esaltato
l’aggressività, attività vietata anche dalla vigente normativa Nel caso
specifico sono anche preoccupanti le modalità con cui è stato gestito
l'animale che lasciano intravvedere una mancata preparazione da parte
delle forze dell'ordine chiamate a gestire al situazione".
Il caso di Messina
pone invece l'attenzione sull'ennesimo episodio in cui il cane di casa
compie atti apparentemente senza spiegazione. In realtà sono quasi
sempre errori di gestione e di comunicazione che portano al verificarsi
di situazioni di questo tipo.
Formazione ed informazione del proprietario sono la sola strada possibile per prevenire situazioni di varia gravità ed entità.
"L'Ordinanza del Ministero della Salute,
da poco reiterata dopo più di otto mesi di vuoto normativo prevede che
in alcune situazioni, a seguito di morsicature, di aggressioni o di
altre valutazioni su rischi potenziali per l’incolumità pubblica, i
proprietari dei cani debbano partecipare a corsi formativi. Ma
riteniamo, che alle parole sia tempo di far seguire fatti concreti - ha dichiarato Gaetano Penocchio, Presidente della Fnovi - come
i controlli sul territorio che accertino il possesso, l’iscrizione
all’anagrafe e la corretta gestione dei cani ma, soprattutto, riteniamo
necessario che il percorso volontario di formazione per i proprietari di
cani, il cosiddetto “patentino", trovi la maggior diffusione possibile.
I medici veterinari sono pronti, e le amministrazioni sono al corrente, per realizzare ovunque corsi di formazione per proprietari ed intervenire sui cani con problemi di comportamento. Obbligatori o e volontari, questi corsi sono necessari. Un cane non può essere addestrato ad essere un’arma per proteggere i malavitosi Oppure un antifurto e poi lavarsi le mani e la coscienza dai guai che ne derivano scaricando tutto sull’aggressività dell’animale. I cittadini ed i medici veterinari sono in attesa di risposte. Ognuno faccia la propria parte”.
I medici veterinari sono pronti, e le amministrazioni sono al corrente, per realizzare ovunque corsi di formazione per proprietari ed intervenire sui cani con problemi di comportamento. Obbligatori o e volontari, questi corsi sono necessari. Un cane non può essere addestrato ad essere un’arma per proteggere i malavitosi Oppure un antifurto e poi lavarsi le mani e la coscienza dai guai che ne derivano scaricando tutto sull’aggressività dell’animale. I cittadini ed i medici veterinari sono in attesa di risposte. Ognuno faccia la propria parte”.
autore: Ufficio stampa Fnovi
lunedì 2 settembre 2013
Portare il cane in ufficio
Atteggiamento lesivo? Portare gli animali in ufficio è giusto per loro, quali sono gli accorgimenti da attuare?
A Fiumicino in ufficio con il cane? Se n'è discusso quest'estate. La trasformazione del rapporto uomo-cane nei secoli è legata alla modificazione della struttura sociale-economica degli uomini della società.
Ricordiamo brevemente i passaggi evolutivi principali dal primo incontro tra l'homo sapiens ed il lupo, che la ricerca inserisce tra i 100.000 e i 50.000 anni orsono, e le conseguenti modificazioni filogenetiche che porteranno dal lupo al cane:
a) interazione arcaica: si basa sulla sinantropia, un mutuo vantaggio, basata sulla possibilità da parte dell'animale di trovare più facilmente una risorsa alimentare, mentre per l'uomo cacciatore-raccoglitore di aumentare la sicurezza del gruppo con la vigile presenza dell'animale; il rapporto tra i due soggetti diventa sempre più relazionale, da una parte favorito dal bisogno umano di esplicare un comportamento epimeletico (accudire qualcuno), dall'altra favorita dall'aspetto fortemente collaborativo dell'ormai cane con una sovrapposizione del suo welfare con quello del gruppo di appartenenza;
b) interazione economico-funzionale: coincidono la "domesticazione" da parte dell'uomo allevatore-agricoltore e la trasformazione del cane in soggetto da lavoro e/o da utilità; da qui inizia quella pressione selettiva da parte dell'uomo sul cane che porterà alla variazione filogenetica delle razze, con importanti differenze morfologiche e comportamentali (caccia, conduttori di greggi, guardiani di armenti, ecc.); purtroppo la visione dell'uomo nei confronti del cane è basata sul meccanicismo, cioè cane in quanto automa;
c) interazione zooantropologica: con il progressivo spostamento delle attività produttive dall'ambiente rurale all'ambiente urbano, il cane acquisisce sempre più il ruolo di "pet", animale da compagnia, dove viene rispettata la sua alterità e favorite le sue potenzialità cognitive, allontanando la deriva antropoformizzante che spesso caratterizza la relazione.
La risposta quindi alla domanda iniziale è assolutamente affermativa, proprio per questo bisogno di collaborazione stretta tra uomo e cane, di condivisione delle esperienze con il proprietario quale centro referenziale, aspetti relazionali che hanno permesso la coevoluzione tra uomo e cane.
Ma ad alcune condizioni importanti:
a) una crescita culturale della società che deve "permettere" il binomio: facilitazioni di spostamento sui mezzi pubblici, favorire l'entrata dei cani nei pubblici uffici, creazione di aree ricreative per cani da parte delle istituzioni, ecc.
b) un rispetto dei fabbisogni comportamentali dei cani: uscite nelle aree ricreative per l'attività fisica e ludica nei momenti di pausa lavorativa; un apprendimento preventivo del gioco della "copertina", strumento che rinforza lo stato di calma del cane e delimita la sua zona di riposo, da porre nella stanza di ufficio; un corretto rifornimento in cibo ed acqua.
Il cane ci deve insegnare che i tempi non sono quelli nevrotici ed incalzanti del terzo millennio, ma che si può alternare una pratica di ufficio con una carezza o con uno sguardo d'intesa.
Raimondo Colangeli, Vice Presidente ANMVI
sabato 1 giugno 2013
Prevalenza delle malattie ereditarie nei cani di razza e nei meticci
Uno studio caso-controllo ha determinato la proporzione di cani meticci e di razza affetti dalle malattie genetiche comuni. Si includevano 27.254 cani con patologie ereditarie. Si rivedevano le cartelle cliniche elettroniche per 24 patologie genetiche: emangiosarcoma, linfoma, mastocitoma, osteosarcoma, stenosi aortica, miocardiopatia dilatativa, miocardiopatia ipertrofica, displasia della mitrale, dotto arterioso pervio, difetto del setto ventricolare, iperadrenocorticismo, ipoadrenocorticismo, ipotiroidismo, displasia del gomito, displasia dell’anca, discopatie intervertebrali, lussazione rotulea, rottura del legamento crociato craniale, atopia o dermatite allergica, dilatazione gastrica, cataratta, epilessia, lussazione del cristallino e shunt portosistemico. Per ciascuna patologia, si identificavano controlli incrociati per età, peso corporeo e sesso con ciascun cane affetto.
L’espressione dei disordini genetici differiva. Non si osservavano differenze tra cani di razza e meticci nell’espressione di 13 malattie genetiche (displasia dell’anca, ipo- e iperadrenocorticismo, tumori, lussazione della lente e lussazione rotulea). I cani di razza avevano maggiore probabilità di essere affetti da 10 malattie genetiche, tra cui miocardiopatia dilatativa, displasia del gomito, cataratta e ipotiroidismo. I meticci avevano maggiore probabilità di essere affetti da rottura del legamento crociato craniale.
La prevalenza delle malattie genetiche in entrambe le popolazioni era correlata alle specifiche malattie. Le razze di recente derivazione o quelle appartenenti a lineaggi simili apparivano più suscettibili ad alcune patologie che colpiscono tutti i cani di razza strettamente correlati, mentre le malattie con uguale prevalenza nelle due popolazioni suggerivano che queste patologie rappresentano mutazioni più antiche, che sono ampiamente distribuite nella popolazione canina. I risultati dello studio forniscono maggiori informazioni su come le pratiche di allevamento possano ridurre la prevalenza di una patologia, concludono gli autori.
“Prevalence of inherited disorders among mixed-breed and purebred dogs: 27,254 cases (1995–2010)” Thomas P. Bellumori, Thomas R. Famula, Danika L. Bannasch, Janelle M. Belanger, Anita M. Oberbauer. Journal of the American Veterinary Medical Association. June 1, 2013, Vol. 242, No. 11, Pages 1549-1555
L’espressione dei disordini genetici differiva. Non si osservavano differenze tra cani di razza e meticci nell’espressione di 13 malattie genetiche (displasia dell’anca, ipo- e iperadrenocorticismo, tumori, lussazione della lente e lussazione rotulea). I cani di razza avevano maggiore probabilità di essere affetti da 10 malattie genetiche, tra cui miocardiopatia dilatativa, displasia del gomito, cataratta e ipotiroidismo. I meticci avevano maggiore probabilità di essere affetti da rottura del legamento crociato craniale.
La prevalenza delle malattie genetiche in entrambe le popolazioni era correlata alle specifiche malattie. Le razze di recente derivazione o quelle appartenenti a lineaggi simili apparivano più suscettibili ad alcune patologie che colpiscono tutti i cani di razza strettamente correlati, mentre le malattie con uguale prevalenza nelle due popolazioni suggerivano che queste patologie rappresentano mutazioni più antiche, che sono ampiamente distribuite nella popolazione canina. I risultati dello studio forniscono maggiori informazioni su come le pratiche di allevamento possano ridurre la prevalenza di una patologia, concludono gli autori.
“Prevalence of inherited disorders among mixed-breed and purebred dogs: 27,254 cases (1995–2010)” Thomas P. Bellumori, Thomas R. Famula, Danika L. Bannasch, Janelle M. Belanger, Anita M. Oberbauer. Journal of the American Veterinary Medical Association. June 1, 2013, Vol. 242, No. 11, Pages 1549-1555
giovedì 30 maggio 2013
Nuove Norme europee per viaggiare con cani e gatti
Il Parlamento europeo ha approvato nuove norme amministrative e sanitarie per facilitare i viaggi oltre i confini nazionali dei proprietari di cani, gatti e furetti. Il tedesco Horst Schnellhardt, relatore delle proposte: "Si sono allentate le regole. In futuro, viaggiare nell'Ue con animali richiederà meno seccature amministrative".
Schnellhardt invita a considerare i numeri: ci sono 64 milioni di gatti e 66 milioni di cani nell'Ue e una famiglia su quattro ha un animale domestico. Anche per questo il nuovo pet passaport punta alla semplificazione e al contenimento degli oneri amministrativi.
Le nuove norme, che entreranno in vigore tra 18 mesi, impongono l'obbligo di accertamento della validita' della vaccinazione anti-rabbica, permettendo di viaggiare anche ai cuccioli tra le 12 e le 16 settimane che, pur vaccinati, non sono ancora immuni alla malattia. Al massimo potranno essere trasportati cinque animali, con eccezioni in caso di concorsi, mostre, eventi sportivi o ricreativi, come il caso delle mute di cani necessarie per trainare una slitta.
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